lunedì 12 giugno 2017

NON È ISLAM?


Come la storia ha atrocemente dimostrato non basta dirsi cristiani per esserlo veramente, e nemmeno ebrei, e neanche musulmani. Dire che il terrorismo non è islamico non è un’informazione, è un antidoto

Raniero La Valle

Un musulmano scrive su “Avvenire” che certo l’Islam c’entra con i terroristi che si fanno saltare in aria con le loro vittime gridando Allah è grande. E subito i siti sanfedisti e antipapisti gridano: ecco, vedete, ci voleva un musulmano per dire quello che il papa e i vescovi continuano a negare, che l’Islam c’entra, e come, nella violenza dell’ISIS e delle sue schiere.
 Hanno ragione: ha ragione il musulmano che scrive su “Avvenire” e hanno ragione i siti integralisti. L’Islam c’entra. Come c’entrava il Dio di Israele, quale era concepito da Giosuè, quando Giosuè, il  condottiero degli Israeliti usciti miracolosamente dall’Egitto, ordinò lo sterminio di Gerico, e votò allo sterminio le città di Ai, Makkedà, Libna, Lachis, Eglon, Ebron, Debir, Asor, non lasciandovi alcun superstite, ne fece impiccare i re, e quelli che non sterminò, come i Gabaoniti, li ridusse in schiavitù. 
C’entra l’Islam, come c’entrava il Cristo, quale fu concepito da Costantino, quando per la prima volta quel Cesare issò la croce come emblema garante di vittoria, in quella che doveva diventare la madre di tutte le guerre sante cristiane contro il suo nemico Massenzio (“in hoc signo vinces”). C’entra l’Islam come c’entrava Dio quando in suo nome i papi che si proclamavano suoi Vicari in terra indicevano le crociate e facevano strage di musulmani e di altri innocenti in Terra Santa, così come c’entrava l’ascesi del mistico san Bernardo quando istruiva tutta la cristianità dicendo che uccidere un infedele non era un omicidio, ma un “malicidio”; come c’entrava il Dio di cui pure si enunciava la mitezza nel Vangelo domenicale, quando i vescovi italiani  benedicevano in suo nome i gagliardetti fascisti che andavano a soggiogare l’Abissinia, non senza ignominie come la “liquidazione completa”   di monaci e pellegrini copti  perpetrata  agli ordini di Graziani nel santuario di Debre Libanos. Per non parlare delle guerre religiose tra i principi cristiani, della notte di san Bartolomeo, dei roghi dell’Inquisizione e delle esecuzioni capitali per “squarto” in piazza del Popolo nella Roma pontificia.
Ma proprio per questo hanno ragione il papa, il nuovo presidente della CEI Bassetti, l’università Al- Azhar del Cairo, e i grandi leaders musulmani che hanno sconfessato il califfo Abu Bakr al-Baghdadi spiegandogli che non si può identificare Maometto con la spada; hanno tutti ragione quando dicono: non è Islam (come non erano Dii o Cristi quelli invocati per le guerre e per gli stermini).
È chiaro che nel dire: non è Islam, si dice un dover essere (o meglio un dover non essere), si nega che corrisponda al vero l’autoidentificazione di chi si qualifica islamico e a questo titolo violenta e uccide i fratelli; non si sostiene che gli assassini non si identifichino come islamici, si nega che lo siano. Insomma è una presa di posizione, non è un’informazione. Possibile che non si capisca? È come nella vecchia commedia di Eduardo “Natale in casa Cupiello” in cui ostinatamente il figlio finto ingenuo diceva e ripeteva: il presepio non mi piace. Non è che negasse il presepio, è che dietro al bel presepio c’era la faccia nascosta della tragedia.

Così papa, vescovi e la grande maggioranza dei musulmani dicono dei genocidi che gli uomini in nero fanno in proprio e mettono in conto ad Allah: non è Allah, non è Dio, non è l’Islam. E non solo noi, ma il mondo intero deve essere grato a papa Francesco, alle Chiese e ai saggi della “umma” musulmana che dicono: non è l’Islam, non è una guerra di religione. Perché se non l’avessero detto, se dicessero il contrario, la terza guerra mondiale a pezzi sarebbe già diventata una guerra mondiale intera, e santa di santità opposte, sull’uno e sull’altro fronte, e Trump avrebbe tutte le sue ragioni per fabbricare, vendere e scatenare armi dappertutto, non importa se a fare vittime sciite o sunnite o cristiane o semplicemente credenti nel denaro e nel dollaro.



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