venerdì 24 marzo 2017

COMINCIAMO IN 72



L’unica via per fronteggiare il terrorismo è di fare in modo che nessuno più, musulmano, nazionalista o impoverito che sia, abbia ragioni serie per odiarci
Raniero La Valle

             Cinque morti e quaranta feriti a Londra per fare uno sberleffo al Parlamento inglese che, con l’Europa o senza Europa, ha violentato e oppresso per secoli musulmani e popoli di ogni colore, sono troppi.
             Trecentomila morti (fonte Osservatorio siriano per i diritti umani) e quattro milioni di profughi dalla Siria (fonte ONU UNHCR) per liquidare senza riuscirci Assad facendo finta di combattere contro lo Stato islamico, sono troppi.
             Seicentocinquantacinquemila morti in Iraq (fonte Iraq Body Count) per arrivare a deporre e uccidere Saddam Hussein, sono troppi.
             Settantadue vittime civili nella guerra della NATO (fonte Human Rights Watch), 1.108 uccisi e 4.500 feriti tra i civili (fonte Ministero della Salute libico al 13 luglio 2011) per deporre e uccidere Gheddafi, sono troppi.
             Undicimilacentododici profughi fatti morire nel Mediterraneo dalla strage di Lampedusa all’estate del 2016 (fonte ONU UNHCR) perché l’Europa è una società chiusa in cui si può entrare solo come clandestini, sono troppi. Secondo il papa sono “una vergogna”.

             Gli esecutori materiali di questi assassinii e stragi sono di tutte le nazioni e di tutte le religioni, abbastanza perché nessuno possa scagliare la prima pietra.
             Perciò neanche le reazioni vittimistiche e ansiogene all’ennesimo attacco terroristico a Londra sono giustificate. Il segnale che ne viene è anzi di un indebolimento del terrorismo illegale, come quello dell’ISIS, che è in rotta sui fronti di guerra, da Mosul a Raqqa, non riesce più a reclutare, e per ora non sembra in grado di pianificare operazioni complesse in Occidente. Ciò non vuol dire affatto che il pericolo sia diminuito: perché anzi questo è un terrorismo che si propaga per via di cuore e di testa, e ogni singola persona fisica, generata all’odio per gli altri, può per sua imprevedibile scelta trasformarsi in una bomba, una mina, un missile, un’arma di distruzione di massa, senza neanche essere armata.
             Perciò più che iniqua è insensata la reazione di chi dice: i musulmani ci attaccano perché odiano la nostra società aperta e ci vogliono privare dei nostri valori, ma noi manteniamo la nostra identità, la nostra magnanima apertura, e li sconfiggiamo con le nostre polizie, i nostri ministri degli interni più agguerriti e le nostre difese di sicurezza. Ma quale società aperta dovremmo mantenere? Che cosa c’è di più chiuso che l’Europa, che si barrica dietro i suoi mari e le sue frontiere, e preferisce naufraghi a immigrati?
             In un mondo che continuiamo a mantenere così, una sicurezza superba e cercata in tal modo è una pura illusione.
             L’unica via per uscirne è fare in modo che nessuno più, musulmano o nazionalista o impoverito che sia, abbia ragioni serie per odiarci, o per odiare le istituzioni predatorie dell’Occidente.
             L’unico modo per riprendere l’interrotto cammino dell’incivilimento umano è di riconoscere che l’umanità è una, non ci sono popoli eletti e scartati, anche la discriminazione della cittadinanza va superata, ogni essere umano ha il diritto di andare a vivere dove vuole, e non solo in base all’assurda distinzione per cui si potrebbe fuggire da una dittatura ma non dalla guerra o dalla fame.
             Abbiamo voluto la globalizzazione buttando a mare secoli di esperimenti per realizzare i migliori ordinamenti giuridici statali? Ebbene, ma allora globalizzazione sia, e non solo quella del denaro e dei commerci; che sia la globalizzazione della libera circolazione delle persone, la globalizzazione del diritto e dei diritti, la globalizzazione degli irreversibili valori costituzionali e la fondazione, come si fece in un’analoga distretta storica a San Francisco, di una nuova comunità sociale internazionale di diritto.
             Nessuno ci crede? Certo, con questo programma non si vincono, per ora le elezioni. Ma cominciamo in settantadue, gli altri seguiranno.

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