mercoledì 10 giugno 2009

Europee 2009: il mio ringraziamento


di Raniero La Valle

Desidero ringraziare gli amici, i sostenitori e gli elettori che mi hanno seguito e aiutato nella campagna per le elezioni europee. Esse si sono concluse con una sconfitta, che però non deve scoraggiare nessuno, perché il futuro è tutto da costruire, e le risorse non sono esaurite.
Come risulta da tutti i documenti via via pubblicati, quattro erano gli obiettivi della mia partecipazione, anche come candidato non di partito nella lista comunista di Rifondazione e dei suoi alleati, alla battaglia per le europee. Il primo obiettivo era quello che si vanificasse la pretesa di Berlusconi di trasformare le elezioni europee in un plebiscito a suo favore, che ne avrebbe consacrato l’impunibilità e l’insindacabilità come sovrano.
Questo obiettivo è stato raggiunto: la Repubblica democratica non si è trasformata in una crepuscolare monarchia libertina, e Berlusconi è avviato al declino.
Il secondo obiettivo era di mandare la Sinistra italiana al Parlamento europeo, togliendola dall’ostracismo extraparlamentare in cui era stata cacciata in Italia dalla legge elettorale iniqua di Calderoli, dalla “vocazione maggioritaria” di Veltroni e dai suoi stessi errori. Il raggiungimento di questo obiettivo richiedeva il superamento della soglia del 4 per cento introdotta anche nelle europee, nella stessa logica della legge Calderoli, dal principale partito di governo e dal principale partito di opposizione. Questo obiettivo non è stato raggiunto. La lista di Rifondazione e dei suoi alleati ha superato il 4 per cento solo nelle due circoscrizioni del Centro (4,5 per cento) e del Sud (4,1), ma non in quelle del Nord e delle Isole. La ragione di questo risultato è del tutto evidente: gli sconfitti del Congresso che aveva passato la leadership da Bertinotti a Ferrero, negandola a Nichi Vendola, usciti dal partito hanno inteso sopprimerlo, sotto accusa di arretratezza, presentandosi improvvisamente alle elezioni europee con la lista alternativa di “Sinistra e libertà”, che ha goduto di una eccezionale e perfino inspiegabile copertura da parte del sistema informativo e mediatico, e dell’avallo del consueto ceto intellettuale di una sinistra sofisticata e volubile. L’esecuzione è riuscita, e la pistola è ancora fumante. Le conseguenti decisioni sul da farsi in quest’area sono ora molto difficili, e qui non vi entriamo.
Il terzo obiettivo era di affermare il valore del pluralismo politico contro la riduzione della politica, e dell’Italia, a due soli partiti. Pur nella caduta della sinistra, questo obiettivo è stato raggiunto; le elezioni hanno segnato una vera e propria fuga degli italiani dal bipartitismo, sia in voti (6.800.000 voti in meno ai due maggiori partiti), sia in percentuali. Il referendum del 21 giugno su quest’onda dovrebbe andare deserto, e risolversi in una secca sconfitta. Purtroppo il solo che è rimasto a sostenerlo col “Sì” è il PD, che mostra in tal modo di essere ancora attestato sulla presunzione di fare tutto da solo e sulla ideologia della “vocazione maggioritaria”, che dalla sua invenzione ad oggi ha devastato l’intero campo della politica italiana, aprendo le dighe a una mai vista inondazione della destra, dopo il fascismo.
Il quarto obiettivo era, nel caso dell’elezione al Parlamento europeo, di promuovere l’adozione da parte dell’Europa di uno “Statuto del lavoro” e di uno “Statuto dell’esule”. Questo obiettivo non è stato raggiunto, ma resta la speranza che altri lo possano perseguire. Certo, se ci si riuscisse, vorrebbe dire che l’Europa è diventata un’altra cosa: altra rispetto a ciò che finora è stata, altra rispetto a ciò che oggi è, a giudicare dalla maggioranza conservatrice che il 7 giugno è stata mandata a Bruxelles.

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